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Scavo archeologico sottomarino sul relitto del XVI di nave veneziana di Sveti Pavao, Mljet (Meleda) (Croazia).

Tra il 2007 e il 2012 Il Dipartimento di Studi Umanistici dell'Università Ca' Foscari e l'Istituto di Conservazione Croato di Zagabria hanno collaborato allo scavo e alla documentazione di un relitto di nave veneziana naufragato sullo scoglio di San Paolo, presso l'isola di Mljet (antica Meleda). Il relitto ha potuto essere oggetto di uno studio sistematico poiché ben conservato e non saccheggiato dai clandestini ed è un'importante evidenza dei traffici e dei commerci del XVI sec. e in questo caso del trasporto della ceramica di Iznik da Costantinopoli all'Adriatico presumibilmente verso Venezia. La partecipazione al progetto dell'equipe veneziana, che ha avuto il compito di studiare lo scafo, è stata resa possibile da un finanziamento della Regione Veneto (Relazioni internazionali). Le campagne di scavo sono confluite nella pubblicazione del volume Sveti Pavao Shipwreck. A 16th century Venetian Merchantman from Mljet, Croatia (C.Beltrame, S. Gelichi, I. Miholjek, 2014, Oxbow Books, Oxford). La nave, datata grazie anche al ritrovamento della campana di bordo su cui è impressa la data di fusione (1567), deve essere affondata nell'ultimo ventennio del XVI secolo. Si trattava di un'imbarcazione da carico armata con otto cannoni in bronzo di piccolo calibro (di cui due petriere da braga a retrocarica, cinque moschetti da braga a retrocarica e uno smeriglio in bronzo ad avancarica) presumibilmente appartenenti ad un mercante veneziano, come suggerirebbe la ceramica di bordo e le iniziali del fonditore Tommaso Di Conti su un moschetto da braga. Questi elementi farebbero presumere la nazionalità veneziana sia dell'equipaggio che dell'armatore. Il carico era composto perlopiù di pregevoli pezzi di ceramica turca di Iznik. Sono state ritrovate inoltre monete ottomane e sassoni, parti dell'attrezzatura navale, oggetti personali e oggetti in bronzo e vetro. Lo scafo si è adagiato su un fondale scosceso che va dai 35 ai 43 metri di profondità ed ha disperso il carico anche a quote inferiori (fino a 46 m) e su un'ampia superficie. Lo studio dei resti dello scafo è estremamente importante per la conoscenza della tecnica costruttiva navale del XVI secolo. Benché le indagini non possono ancora dirsi concluse si possiedono già molti elementi di questo che può essere considerato il primo relitto periodo post-medievale ad essere studiato e pubblicato così dettagliatamente.

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